Emicrania, erbe SI, erbe NO.
Tutto ebbe inizio alcuni anni fa, quando un giardiniere italiano di 69 anni, che in gioventù aveva sofferto di cefalea a grappolo, dopo una decina di anni dall’ultimo attacco, sviluppò nuove e intense crisi di cefalea ogni volta che si trovava a tagliare i fiori di una pianta, respirandone inevitabilmente il profumo (Benemei S, Appendino G, Geppetti P. Cephalalgia. 2010 Jun;30(6):744-6). Ebbene si trattava della Umbellularia californica, arbusto tipico dell’Oregon sudoccidentale e della California settentrionale, nota appunto come “albero della cefalea”.
Contiene infatti Umbellulone, la cui struttura somiglia ad un vero e proprio “scarafaggio”, ma che, inalato, è in grado di provocare un attacco, da rompicapo… Poi si è scoperto che agisce attivando un recettore particolare, il TRPA1, capace di stimolare il nervo trigemino. Ma questa segnalazione e la ricerca che ne è conseguita hanno consentito notevoli progressi. Studiando questo recettore, si sono trovate altre sostanze, anche naturali, che invece agiscono al contrario dell’ Umbellulone, come agonisti parziali, che alla fine densensibilizzano fino ridurre il dolore. E tra questi in particolare due: il Partenio e il Petasites (o Farfaraccio), due piante per le quali esistono prove di efficacia clinica nella prevenzione dell’emicrania.
Ma se la ricerca continua continuano pure le novità… belle e meno belle. Il Petasites tanto decantato funziona, vero. Contiene infatti petasina e isopetasina, sesquiterpeni attivi sul nostro ormai famoso recettore TRPA1, che si comporta come un canale a livello di membrana, con conseguente rilascio di CGRP e sostanza P, mediatori dell’infiammazione neurogena (Benemei et al. Br J Pharmacol. 2017 Sep;174(17):2897-2911)
Ma… la pianta purtroppo, oltre alle petasine, contiene tante altre sostanze, tra le quali alcaloidi pirrolizidinici, tossici.
E qui casca l’asino…
Anche gli estratti di Petasites inizialmente dichiarati esenti da alcaloidi tossici, in realtà si sono dimostrati non depurati, e ritirati dal commercio. La pianta del resto non è neppure ammessa per l’uso erboristico né salutistico all’interno di integratori.
Pertanto oggi il Petasites è semplicemente inutilizzabile.
Non solo: ne sconsigliamo l’uso in qualunque forma e modo, compreso quello di andare a raccoglierselo direttamente nel greto di un ruscello (nella foto a fianco mi trovavo immerso nei Petasistes dell’Appennino tosoco-emiliano), così come ovviamente di acquistarlo in forma di prodotti fuori legge…
Incosciente anche chi solo lo consigliasse.
Ed il nostro recettore TRPA1, grazie a quel paziente iniziale, grazie all’umbellulone, e grazie alla ricerca dei nostri farmacologi fiorentini, rimane così bersaglio utile del Partenio, efficace per l’appunto quando si volesse trovare pace ad un’emicrania incalzante, privo di tossicità.
Fabio Firenzuoli

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