Cancro: paziente becco e bastonato
Vedo pazienti oncologici che giungono nei nostri ambulatori di fitoterapia, con la esplicita richiesta di terapie allo scopo di ridurre i fastidiosissimi effetti collaterali della chemioterapia, o della immunoterapia o della target-therapy o della radioterapia o di quella ormonale in atto. Il problema è che in molti casi giungono, anche da altre città fuori Regione, spesso in fasi avanzate del percorso terapeutico, anche dopo molti mesi dall’inizio della terapia se non addirittura alla fine, o quando l’hanno già terminata. Incredibile vero? Sì, certo! Ma così è. I pazienti spesso arrivano con sintomi già inveterati, cronicizzati, come i danni neuropatici, oppure disturbi della funzionalità intestinale invalidati che si trascinano da mesi mesi e mesi, come scariche diarroiche, anche numerose al giorno, oppure più “semplicemente” una nausea e/o vomito che li distrugge, tutti i santi giorni delle infusioni, senza parlare dei dolori da terapia ormonale… Ovviamente tutti sintomi resistenti alle terapie farmacologiche consigliate e prescritte.
Senza parlare di quello che succede nel periodo che intercorre dal momento del solo sospetto diagnostico alla diagnosi, fino poi al momento dell’inizio delle terapie (chirurgiche o radioterapie o farmacologiche) in termini di angoscia, disperazione, ansia, insonnia, dimagramento, o al contrario iperfagia, attacchi di panico, ecc.
Ebbene tutto questo semplicemente per chiedervi se sia solo una mia visione distorta della realtà oppure capiti anche a voi, nei vostri ambulatori, nelle vostre farmacie, o erboristerie, il paziente oncologico “smarrito”, magari inviato da un altro paziente a chiedervi un aiuto per qualcuno dei disturbi ai quali ho accennato, nelle condizioni di cui ho parlato, senza che nessuno, magari il collega che lo segue, mai prima gli abbia ad esempio consigliato o meglio prescritto, FIN DA SUBITO, un ciclo di agopuntura, un percorso di yoga, una valutazione per un’eventuale trattamento fitoterapico, FIN DA SUBITO, ovviamente appropriato, senza aspettare mesi, mesi, o anni, come è successo, come succede, disgraziatamente, ancora oggi di vedere. Vi è mai capitato? O sono un caso isolato?
Se la prassi cambiasse, inserendolo fin da subito in un percorso integrato (poche cose, semplici, quelle che servono, e che non interagiscono, ma che servono davvero!) ne avrebbe beneficio solo il paziente, non solo riducendogli il dolore la nausea e tanti altri piccoli ma grandi fastidi, ma anche migliorando la sua qualità di vita, ma anche l’aderenza terapeutica, cioè la possibilità di continuare adeguatamente le terapie oncologiche del caso senza interruzioni forzate, e quindi anche la possibilità di risposta alla terapia, e quindi la possibilità di curarlo prima e meglio. E’ un ragionamento tanto difficile da comprendere ? Boh… non mi sembrerebbe. Evidentemente per qualcuno sì.
E comunque sta di fatto che dopo la bellezza di 27 anni che siamo nel Servizio Sanitario pubblico, non è più accettabile (per i pazienti!!!) che ci sentiamo dire proprio da loro “ma a me finora non l’aveva detto nessuno che mi sarebbero serviti questi trattamenti, forse è tardi ma sono venuta lo stesso, a me l’ha detto una signora che c’è stata di recente e si è trovata bene…” Diciamo pure che non è giusto. Punto.
Ma succede solo a me? Pure dopo le campagne di informazione che abbiamo fatto… Pure dopo che la letteratura c’è, basterebbe leggerla… Non esiste solo il tumore, in genere intorno al tumore c’è pure un paziente…
E voi che ne pensate?
Ma soprattutto… secondo voi quali potrebbero essere i motivi per i quali molti medici non indirizzano a queste terapie fin da subito, anche quando magari le avrebbero a disposizione nei loro ospedali…? Perchè questo è il punto.
Fabio Firenzuoli

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