Down, buon vino a cena…
Dammi del resveratrolo a cena, e vedi un pò cosa succede… E non tanto quel poco presente nel vino in tavola, quanto quello di cui abbiamo discusso, tra un bicchiere ed un altro, con la mamma di un bambino Down.
Mi chiedeva semplicemente se e come corrispondesse a verità la notizia che il resveratrolo potesse essere utile per il suo piccolo di 18 mesi. Notizia recuperata sui social, che certo la interessava, eccome se la interessava. Vino? Uva? Pasticche? O quant’altro potesse servire a migliorare lo sviluppo neuro-motorio e cognitivo del suo e degli altri bambini che conosce.
Mestizia poca, stanchezza tanta, amore di più, preoccupazione per l’oggi e soprattutto per il domani, diciamo abbastanza. Questa la fotografia che mi son fatto standoci insieme, anche solo una sera a cena, delle parole-chiave scritte negli occhi di questi genitori, tutti con le antenne vispe… E basta aver letto da qualche parte anche di una solo teorica o remota possibilità di aiuto, come nel caso del resveratrolo (o alimenti, erbe, integratori o medicinali), che la serata prende un altro andazzo.
E mentre le antenne da vispe si fanno dritte, le sinapsi si accendono tutte in uno scintillio interno che non ha pace, fintanto che non si traccia un interessante, possibile, intrigante percorso forse praticabile.
Anche perché non solo il resveratrolo, già provato sugli animali da laboratorio, ma in particolare lo stesso tè verde, e non solo sugli animali, bensì su giovani Down, hanno dimostrato capacità di ristorare la funzione dei mitocondri delle cellule del Sistema Nervoso Centrale, ippocampo in particolare, con miglioramenti pure delle prestazioni cognitive. Seppure temporanee.
Ebbene si è dischiusa una porta. Finiamola di aprire, e vediamo dove porta questo corridoio già intravisto. E facciamolo subito, senza titubanze, ovviamente facendoci guidare dalla luce del metodo scientifico. Perché già questo percorso è stato iniziato, ed già sta portando dati interessanti, per esempio con la somministrazioni di polifenoli del tè, addirittura suggerendo una dipendenza diretta del miglioramento cognitivo dall’attività di queste sostanze sul gene Dyrk1A, implicato nelle manifestazioni cliniche dei Down, correlato alla plasticità sinaptica nel cervello, che può portare a vere e proprie modifiche strutturali stabili nei circuiti neurali.
Quindi, sono dimostrati gli effetti positivi dell’ epicatechina del tè su apprendimento e deficit di memoria in modelli animali e in giovani Down, e si può addirittura monitorarne l’evoluzione con un esame del sangue, misurando il livello di omocisteina.
Come non ringraziare allora il resveratrolo di quella cena benedetta, buono di certo a tavola per questi genitori, e forse anche per questi bambini, capace quantomeno di attivare un intrigante percorso di ricerca ?
Benedetto il vino di quella cena.
Fabio Firenzuoli
Valenti D, et al. Biochim Biophys Acta. 2016 Jun;1862(6):1093-104.
Stagni F, et al. Neurogenesis (Austin). 2017 Feb 2;4(1):e1270383.

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