Donne: novità sulla Camomilla!
“Slow medicine” è per alcuni il termine che meglio definisce la medicina a base di erbe, perché si dice che le erbe per “funzionare”, a differenza dei farmaci, avrebbero bisogno di molto tempo … [va da sé che qualcuno dica anche che le erbe non funzionano… ma questo è un altro argomento]. Potremmo senz’altro ribattere chi va piano va sano e va lontano … ma usando la strategia dei proverbi andiamo poco lontano, ognuno ha il suo o i suoi preferiti che meglio adatta alle sue ipotesi cercando di portarli a prova provata. Al di là dei proverbi in medicina, slow o fast che sia, contano invece i numeri.
Ironia o non ironia, possiamo senz’altro dire che la pianta medicinale che meglio rappresenta nell’immaginario collettivo la medicina a base di erbe sia senz’altro la Camomilla, bevanda tipicamente “rilassante”, di uso comune, talmente comune che riguardando le prescrizioni fatte ai pazienti che si rivolgono al nostro Servizio di Fitoterapia. E’ davvero la pianta medicinale in assoluto più prescritta! Chi l’avrebbe mai detto ! Peraltro sono in molti a pensare, sbagliando, che i medici che si occupano di fitoterapia, in quanto medici, usano le sostanze attive estratte dalle piante, e invece … anche no.
Ebbene, punto primo la Camomilla è la pianta più usata dal sottoscritto, per vari motivi che non sto qui ad elencare, e ne sono fiero: ci consente ad esempio di evitare molti farmaci inibitori di pompa che sarebbe indicati per la patologia ulcerosa e che invece spesso a sproposito prescritti anche nelle banali gastriti! Ma numerose sono le altre indicazioni d’uso, che ne fanno una pianta molto più preziosa di quanto uno possa immaginare.
Punto secondo, ho voluto vedere cosa ci fosse di nuovo in letteratura di interessante sulla Camomilla, e meraviglia delle meraviglie, mi ha francamente e benevolmente sorpreso l’aver trovato uno studio appena pubblicato condotto da un gruppo di geriatri del Texas (Howrey BT, et al. 2015) , dove è stato esaminato il consumo di prodotti a base di erbe da parte di una popolazione di anziani di origini messicane (età media 80 anni). Quali sono i risultati emersi ? Circa il 20 % di loro fa ricorso ad erbe medicinali, e questo combacia più o meno con i nostri numeri, e che la Camomilla risulta utilizzata dal 14% di loro.
Cosa hanno fatto allora i ricercatori ? hanno studiato tutti i fattori che potevano essere correlati alla durata di vita dei soggetti esaminati ed hanno visto che, fatti i dovuti aggiustamenti statistici, era proprio il consumo di camomilla che determinava la riduzione del rischio di mortalità. E questo solo nella popolazione femminile: una riduzione del 28 % (vedi figura di lato, in alto) !
Dati quindi importanti, almeno apparentemente.
Non raggiunti tuttavia tra i maschi (vedi figura di lato, in basso).
Che la Camomilla voglia diventare quindi la diretta concorrente del Tè verde (bevanda ampiamente nota per ridurre molti fattori di rischio cardiovascolari e oncologici) ???
Può darsi, ma ci vorrà allora ben più di uno studio.
E soprattutto ben più di uno studio che mostra tuttavia lacune non banali: le più evidenti : quali sono le altre ebre analizzate tra gli utilizzatori di erbe ? Quanta Camomilla prendevano questi vecchietti così longevi ? una, due, tre, quattro, cinque … tazze al giorno ? o ancora di più ? le donne ne prendevano più degli uomini ? o viceversa ?
Ecco, tutto questo non ci è dato saperlo da questo studio texano !
Troppo poco quindi per preferire, in questo caso la slow alla fast herbal medicine …
Troppo presto quindi preferire la Camomilla al tè verde come bevanda salutistica, ancora presto per proporlo come elisir di lunga vita (quanto meno per le donne!).
Anche se il lavoro è interessante, certamente.
Anche se mi riempirebbe di gioia sapere che, anche se per tutt’altri motivi, in realtà sto da anni utilizzando una pianta che, oltre alla digestione, oltre alla salute psicofisica delle mie pazienti, oltre al sonno e ai disturbi mestruali, favorirebbe pure la longevità delle mie pazienti.
E ancora: i risultati potrebbero valere solo per la popolazione messicana o anche per quella europea, asiatica, ecc. ?
Merita quindi che venga assolutamente ripreso e magari ricondotto perfezionandone soprattutto la metodologia d’indagine.
Anche perché confermare questi dati vorrebbe dire potenziare al massimo un rimedio very slow, ma anche assai sostenibile dal punto di vista economico, con risultati importanti proprio per le donne che da sempre scelgono le erbe 2:1 rispetto agli uomini.
Come dire …un giusto premio fedeltà.
Fabio Firenzuoli

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