20 dicembre 2016 ~ 6 Commenti

Fegato: liquirizia impertinente, ma seria.

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Succo di Liquirizia condensato.

E’ semplice, molto semplice, lo sanno tutti, e tutti lo conoscono. E infatti, se chiedi a tua moglie o a tuo marito o al tuo compagno, ma anche al tuo medico, o al tuo erborista di fiducia, o farmacista, o chicchessia, di nominarti la pianta ritenuta in generale la più utile “per il fegato”, ebbene nella quasi totalità dei casi ti viene risposto: il Carciofo! Provar per credere, fate voi un sondaggio, con un campione statisticamente significativo, mi raccomando, altrimenti potrà risultare falsato, per i più anziani dal famoso Carosello, per i più giovani da Dr. Google. E risulterà comunque ugualmente il Carciofo. Santo subito.

Se nell’immaginario collettivo il fegato ce lo curiamo con il Carciofo, il Prontuario terapeutico (cioè l’elenco dei farmaci registrati e autorizzati dal Ministero) invece gli preferisce il cugino di campagna Cardo mariano, fonte di Silimarina e vissuto come santo epato-protettore, anche se tradotto nel linguaggio medico epatoprotettore è pressoché sinonimo di insignificante. Mentre per le vie biliari (calcolosi, discinesie, ecc.) sempre il Prontuario promuove la Fumaria, altra pianta cara pure alla tradizione.

In realtà però, chi cercasse una pianta very strong, pur senza santi in paradiso, ma seriamente utilizzabile per curare malattie vere del fegato, dovrebbe cercare altrove. E tra le maglie della letteratura troverebbe la consistenza, peraltro nota da molti anni, della Liquirizia: una pianta medicinale che la tradizione erboristica apprezza più come lassativo che come sedativo della tosse, mentre al contrario la medicina ufficiale, non sapendola usare, ne teme solo gli effetti collaterali. E invece, danni epatici da farmaci (come il paracetamolo, ma anche chemioterapici), o da alcool (epatite alcolica), o da accumulo di grassi (steatosi non alcolica), o epatite cronica, da virus C quella con rischio di degenerazione verso il cancro al fegato, ebbene proprio queste sono le condizioni patologiche per le quali le saponine della Liquirizia, hanno dimostrato un’importante e specifica attività: epatoprotettiva, disintossicante, antiinfiammatoria, antivirale e antifibrotica. E, fondamentale, riducono in maniera significativa il rischio di degenerazione da epatite C a cancro.

Che pianta impertinente, dirà qualcuno, a tal punto da sfidare tradizione e santi!

Ebbene anche noi amiamo le sfide. E, pur senza disdegnare né tradizione né santi, la Liquirizia in realtà non ci ha mai tradito: basta usarla correttamente, che si dimostra sfacciatamente sicura e seriamente utile, come del resto si fa tra persone serie.

Fabio Firenzuoli

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