26 gennaio 2014 ~ 4 Commenti

Firenze, in cattedra l’ Erba della paura.

 

StachysDalla tradizione popolare alla ricerca antropologica, farmacologica e tossicologica, passando per l’osservazione. Credo questo sia o debba essere il passaggio obbligato per cercare di capire quali siano o possano diventare le piante della tradizione che meritino essere studiate, anche approfonditamente, dal punto di vista scientifico.

Prova ne è la cosiddetta “erba della paura“. Chi la vende la vende, chi la usa la usa, e forse pochi problemi si pone certo sul se e come funzioni davvero… magia ? superstizione ? Suggestione ? Tutto è possibile ovviamente e nessuno si scandalizza… ma capire un fenomeno vuol dire prima di tutto conoscerlo.

Da piccolo ricordo bene di essere stato io pure lavato con l’erba della paura (!), e, a distanza di cinquant’anni vedo bene come quest’erbetta, molto comune nelle nostre campagne, goda tutt’ora di una sua propria e buona reputazione popolare.

E per questo ho deciso che sarà oggetto di una vera e propria lezione al prossimo Corso di aggiornamento sulle piante medicinali (Università di Firenze) www.medicinaintegrativa.it  E che nessuno si scandalizzi più di tanto ! Conoscere il fenomeno, analizzarlo, studiarlo, comprenderlo, bocciarlo, promuoverlo, svilupparlo, ecc. ecc. fa parte del percorso di conoscenza scientifica.

L’etnomedicina costituisce le fondamenta dell’erboristeria tradizionale così come della più moderna fitoterapia scientifica, e predisporre un modello di studio adeguato significa poi poterlo applicare ovunque, all’erba della paura così come alle radici del Bambù giapponese o piuttosto che agli oli aromatici della medicina tibetana o alla Echinacea che ci è stata affidata dalla medicina tradizionale degli indiani del Nord America.

Qualcuno potrà dire che solo in Toscana si può credere all’ “erba della paura“, una pianta cioè (Stachis recta ?) perchè siamo di tradizione contadina (riservando ovviamente a questa definizione un’accezione dispregiativa). Ebbene però, forse anche per le mie origini familiari (mamma contadina e babbo boscaiolo) mi scrollo di dosso le pur malevole accezioni … e affronto con la curiosità che dovrebbe avere qualunque scienziato anche la sfida dell’ erba della paura.

Ecco perchè la lezione di Paolo Pinelli, un’ “erborista del ’31“, come ama definirsi (ma solo perchè diplomatosi secondo la normativa prevista nella ormai storica legge sull’erboristeria del 1931), diventa con la sapienza e la razionalità che lo contraddistingue momento topico del Corso: ponte tra la tradizione popolare e la ricerca scientifica.

Sarà come aprire la porta di una stanza nei sottosuoli della vostra casa, una stanza chiusa da decine e decine di anni, buia, sporca, piena però di cose, di tante cose, di tante cose vecchie, inutili, desuete, o forse anche, magari, preziose, lì ormai dimenticate e forse proprio per questo ancora più preziose…basterebbe ad esempio trovarci anche una sola banconota di carta vecchia e stracciata che potrebbe forse avere un valore decisamente superiore a quello della carta.

E come fai a star lì, con l’ IMU o la TARES, che ci paghi pure, senza andare a vedere questa stanza che hai sotto i tuoi piedi, ormai dimenticata da tutti ? Come fai a star lì con le mani in mano senza darti una mossa ? Magari ci entri, la pulisci e basta, butti via tutto, chiami un’impresa delle pulizie e la sterilizzi, e la metti a rendita in altro modo…

Magari invece no. Dipende certo da quello che trovi!!! E poi eventualmente decidi di percorrere altre strade e ti poni altri obiettivi. Ma è solo da stolti decidere solo di non aprire quella porta solo perchè di una stanza dimenticata si tratta!

L’importante è entrare in quella stanza, pur buia e sporca, ma facendo luce, anche molta luce, non puoi entrarci con una piccola torcia ! e più luce fai forse più sporco trovi, di certo, più luce fai e più di garantisci di non inciampare e cadere per terra, eviti di ferirti, puoi scansare oggetti messi lì di traverso, ovvio. Darai aria a quella stanza polverosa e con la luce, per noi ovviamente la luce della scienza, potrai trovare anche forse qualcosa di prezioso, ormai abbandonato e dimenticato.

Ecco perchè il prossimo 10 marzo, l’ “erba della paura” sale in cattedra, all’ Università di Firenze, e si racconta, attraverso la parola di Paolo Pinelli, attraverso la sua esperienza, il suo studio, la sua ricerca, la sua prospettiva, la sua lungimiranza, proiettando illuminando anche la mente di tutti coloro che lo ascolteranno.

Fabio Firenzuoli

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