Gelsemium, non solo un “elegante” veleno mortale
Che le nostre erbette, comprese quelle di altri popoli, vicini e lontani, non siano proprio “acqua fresca”, come qualcuno ama definirle, lo abbiamo sempre percepito … e proprio ieri ce lo hanno pure ricordato le cronache, nere in questo caso. Le agenzie di stampa hanno infatti battuto la notizia che il magnate russo Alexander Perepilichny sarebbe stato avvelenato con una erbetta cinese, nota appunto, “elegante” tossica nei fatti: il Gelsemium elegans, appunto.
Del Gelsemium sono diffuse in particolare tre specie, il Gelsemium elegans, quello incriminato di essere stato usato per uccidere …, il Gelsemium semprevirens ed il Gelsemium rankinii,: delle tre quest’ultima in realtà è quella meno conosciuta e anche quella meno utilizzata. Tutte e tre le specie sono ben conosciute comunque come tossiche.
Il G. elegans cresce spontaneo e coltivato in particolare in numerose regioni della Cina e del sud est asiatico, è una pianta tipica della medicina tradizionale cinese, per la quale trova indicazione in particolare per uso esterno nella cura di tumori della pelle ma anche di eczemi, tigne, traumi, emorroidi e scrofula. Teoricamente come rimedio analgesico in caso di cefalea o di dolore oncologico.
Il G. sempervirens cresce spontaneo sia coltivato in Messico, Guatemala e nel sud degli Stati Uniti, nelle regioni della Florida e della Virginia. Questa pianta a differenza del G. elegans, è usata molto spesso come rimedio omeopatico in caso di nevralgie, reumatismi, nausea, cefalea, ansia, ma anche tosse e influenza.
Il G. rankinii è raramente usato anche come rimedio tradizionale, ed è più tipico del North Carolina e della Louisiana.
Beninteso: queste tre piante ovviamente non devono essere confuse con il Gelsomino, (Jasminum spp) apprezzata oltre che profumata pianta ornamentale !
Dalla medicina tradizionale cinese l’uso si è poi esteso anche alla Tailandia e al Giappone, ma sempre per applicazioni esterne. Quindi non stiamo preoccupati più di tanto relativamente, perché non si tratta di piante che non appartengono alla cultura né agli usi della medicina tradizionale mediterranea o europea in senso lato. Né si trova come pianta disponibile sul mercato europeo.
Curioso è invece il caso del G. sempervirens che dal 1863 al 1926 è stato pure presente nella farmacopea degli USA in forma di tintura alcolica. Attualmente invece è ritenuto solo una pianta tossica, forse ancora più tossica del G. elegans, ed utilizzato solo come rimedio omeopatico.
Perché sono piante in realtà interessanti ? Per due motivi opposti:
a) sono tossiche, anche mortali, e quindi non devono ovviamente essere utilizzate come tali;
b) in relazione agli usi della medicina tradizionale, da circa trent’anni a questa parte, sono state studiate le attività biologiche delle loro numerose sostanze, singolarmente considerate.
In queste specie botaniche infatti sono stati isolati 25 iridoidi, glicosidi megastigmanici, steroidi, polifenoli, cumarine, e terpenoidi, ma soprattutto di 120 alcaloidi , quest’ultimi rappresentati in 6 gruppi fitochimici distinti, in relazione al proprio capostipite
1. gruppo Gelsedina
2. gruppo Gelsemina
3. gruppo Umantenina
4. gruppo Koumina
5. gruppo Sarpagina
6. gruppo Yohimbane
Il fatto significativo dal punto di vista scientifico è invece che queste sostanze, a parte la loro tossicità, presentano tutte anche importanti attività al momento testate dal punto di vista farmacologico, molto interessanti anche per le possibili applicazioni cliniche:
In particolare:
- antitumorali
- analgesiche
- antiinfiammatorie
- ansiolitiche
- antipsoriasiche
- immunosoppressive
E tra queste, vista la mole di lavori scientifici già pubblicati, è proprio l’attività anticancro a livello cutaneo la più promettente e la più interessante. Promettente perché i lavori in vitro e in vivo sono numerosi e positivi, interessante perché oltre all’attività antitumorale (melanomi, epiteliomi e condilomi) esercitano anche una significativa attività antiinfiammatoria e antidolorifica. Tra gli alcaloidi più attive da questo punto di vista sono la koumina, la gelsemina e la gelsedina.
Interessante sarà poter condurre lavori clinici per validarne l’efficacia in particolare in alternativa alle varie tecniche tradizionali di chirurgia, in particolare quando l’intervento chirurgico rischiasse di lasciare importanti esiti cicatriziali in zone esteticamente delicate.
Detto questo, non possiamo certo dimenticare l’elevata potenzialità tossicologica dalla quale siamo stati costretti a partire dai fatti di cronaca, peraltro utilizzata in passato anche a scopo suicida (!). Dopo i primi sintomi aspecifici di intossicazione (nausea, vomito, diarrea, vertigini, fino al coma) la morte in realtà sopravviene per grave depressione respiratoria. La pericolosità di tale pianta è facilmente intuibile considerando che la DL50 varia da pochi mg a frazioni di mg/kg, variabile a seconda della via di somministrazione e del tipo di alcaloide (la gelsenicina è la sostanza più tossica di tutte le altre già a 0,1 mg/Kg).
E’ proprio dalla sua elevata tossicità a livello citologico che questa pianta potrebbe diventare una vera risorsa anche medicinale.
E come dice un vecchio detto, apparentemente consolatorio, forse davvero non tutto il male viene per nuocere.
Fabio Firenzuoli

La gestione del riconoscimento dell'operatore della salute e la trasmissione e archiviazione delle relative chiavi d'accesso e dei dati personali del professionista della salute avviene mediante la piattaforma Medikey® nel rispetto dei requisiti richiesti da
Il Ministero della Salute (Circolare Min. San. - Dipartimento Valutazione Farmaci e Farmacovigilanza n° 800.I/15/1267 del 22 marzo 2000)
Codice della Privacy (D.Lgs 30/06/2003 n. 196) sulla tutela dei dati personali
Commenti recenti