04 gennaio 2015 ~ 4 Commenti

Le insidie del Cardo mariano.

La voglia di scrivere queste note mi è venuta appena tornato dall’ ultima camminata!

E ora vi spiego il perché …

cardi in campo

Cardi in campo

Il Cardo mariano è conosciuto in particolare come pianta ad attività epatoprotettrice, soprattutto relativa al contenuto in silimarina, il fitocomplesso dei flavolignani, peraltro oggi disponibile anche in forma maggiormente biodisponibile di fitosoma.  

Potenzialmente utile anche nell’osteoporosi e durante l’allattamento.

A livello popolare e tradizionale usato anche come digestivo, depurativo e diuretico.

Ma veniamo invece alle insidie, forse meno conosciute…

campo di Cardi

Campo di Cardi vicino a casa…

a)    Raccolta …azzardata delle foglie ai bordi delle strade per farne tisane. E questo vale soprattutto per gli sprovveduti,  che non riflettono sui rischi delle contaminazioni ambientali, e raccolgono quello che trovano, dove lo trovano, tranquilli perché hanno raccolto una pianta vissuta come “disintossicante”.  Per crederci  basta osservare la foto di questo campo di Cardo mariano, scattata appunto stamani a due passi da casa mia. E’ esattamente adiacente ad una strada provinciale molto transitata.

b)    Controindicazioni: l’ uso di estratti ricchi in silimarina dovrebbe essere ben valutato prima di prescriverli a pazienti oncologiche con storia recente o pregressa di tumori estrogeno sensibili,  argomento ancora in fieri ma conosciuto già dal 1988.  (Sonnenbichler J, Zetl I. Prog Clin Biol Res. 1988;280:369-74).

interazionic)    Interazioni farmacologiche. Il tema è forse quello più insidioso, perché ancora poco  studiato e sicuramente sottovalutato. In realtà la silimarina può anche interferire sulla farmacocinetica di vari farmaci, nel senso che si comporta come inibitore di citocromi (con possibile incremento della attività di alcuni farmaci) e anche inibitore di alcuni OATPs, polipeptidi che fungono da pompe di afflusso, cioè favoriscono l’assorbimento di farmaci (la cui inibizione comporta una possibile riduzione di efficacia di alcuni farmaci). Quindi due possibili e opposte conseguenze! Quindi… cautela, cautela, e ancora cautela quando venga aggiunta a pazienti già in terapia con altri farmaci.

Ed ecco, tra quelli disponibili, due riferimenti specifici di letteratura: relativo ai citocromi e agli OATPs.

gigaro

Gigaro

d)    Errore di raccolta. Anche questa insidia in realtà vale per gli sprovveduti che siano al tempo stesso anche improvvisati raccoglitori di erbe: chi non ha mai visto una pianta di Cardo da vicino, e soprattutto non l’ha mai toccata con le mani, può equivocarla con quella del Gigaro (Arum italicum), vedi foto a lato, anche questa fresca di giornata!. La pianta è molto comune nelle nostre zone, a foglie larghe e variegate da striature biancastre/verde chiaro, ma decisamente diversa perché le foglie del Gigaro non sono pungenti come quelle del Cardo.  Merita tuttavia di essere citato solo perché un tempo era addirittura considerata di uso alimentare,  dallo stesso Henry Leclerc  (ma eravamo nel 1952: Presse Med. Nov 8;60(71):1514 !!). Ed è responsabile di intossicazioni clinicamente anche importanti, come del resto molte altre piante delle Araceae, basti pensare alle ornamentali Philodendron e Dieffenbachia, peraltro tutte dodate di striature simili a quelle del Gigaro.

Cardo dunque pianta ottima, anche utile in numerose condizioni fisiologiche e patologiche, disponibile peraltro in forma di medicinale, di integratore o di preparazioni tradizionali, anche sicura sì, ma a patto che venga utilizzata razionalmente.

Come sempre del resto…

Fabio Firenzuoli

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