Medici: un’ autocritica salutare…
Con il paziente non bastano le parole, o le pacche sulle spalle, non bastano i farmaci, non bastano le erbe, non basta la ricetta, sempre invece ed indispensabile, è comunque iniziare con l’ ascolto, e poi serve entrarci in empatia, e poi tutto il resto ovviamente…
E questo non lo dicono, come potrebbe qualcuno sospettare i medici “alternativi”, bensì i medici della SIMI (Società Italiana di Medicina Interna), proprio oggi riunita a Congresso a Roma.
- Se il paziente va prima di tutto ascoltato nel racconto della malattia per come la vive lui, ebbene purtroppo i dati recentissimi dicono invece che già dopo 20 secondi il medico interrompe il suo paziente con le prime domande…
- E meno di un quarto dei pazienti riesce a dire al medico quello che si era prefisso di dirgli durante la visita…
- E per due terzi del colloquio il medico tiene lo sguardo al computer…
Quindi tutta una serie di segnali riportati da questa indagine della SIMI, che solo pochi anni fa sarebbe stata anacronistica, conferma quello che, ad esempio anche nei nostri ambulatori di fitoterapia, ci viene purtroppo dai fatti, quando ad esempio i nostri pazienti vengono addirittura con l’ elenco scritto delle cose di cui parlarci, per timore di non potercele dire tutte… Nel tempo a loro disposizione vogliono parlarci di tutta la loro realtà, e noi ci troviamo addirittura “costretti” ad ascoltarli tanto poi da rischiare di non avere neppure il tempo di inserire tutti i dati nel computer…
Un rapporto empatico con il paziente, dice la SIMI, riduce di quattro volte il rischio di ricoveri e aumenta del 34-40% la probabilità di tenere sotto controllo malattie croniche, riducendo il pericolo di complicanze e perfino lo stress generato dagli esami clinici, ma solo il 22% instaura un rapporto empatico con gli assistiti. Dati importanti che hanno ricadute significative non solo su aspetti psicologici della vita del singolo paziente ma anche sulla economia e sulla politica sanitaria nel suo complesso.
In ultima analisi un buon rapporto empatico con il paziente non può e non deve essere neppure una prerogativa dei medici “non convenzionali” come da qualche parte si sente dire, che sarebbero a differenza degli altri, detentori del cosiddetto “metodo olistico”, ma di tutti i medici, e non solo direi, di tutti coloro che si occupano di salute in genere…
La SIMI ha quindi, giustamente, proposto di inserire nel percorso di laurea in medicina e chirurgia un modulo di scienze umane, attraverso seminari, didattica teorico-pratica a piccoli gruppi ed esperienze “sul campo” in reparti e ambulatori.
Ma, aggiungiamo noi, se non aumenteranno risorse e tempo reale a disposizione dei medici nel SSN per le visite (attualmente in media 15-20 minuti) il tutto rischierà di rimanere solo nell’elenco dei buoni propositi…
Fabio Firenzuoli

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